Questa la replica del presidente di FederLab-SBV sen. Vincenzo D’Anna all’articolo di Antonio Galdo pubblicato il 19/09/2014 sulle colonne de “Il Mattino di Napoli”. Articolo in cui si attacca, in malo modo e inappropriatamente, il mondo della laboratoristica privata. Replica che, evidentemente, in via Chiatamone hanno pensato bene di tenere rinchiusa in qualche cassetto. Bontà loro, ne prendiamo atto. Senza alcun intento polemico da parte nostra, s’intende. Ma, come sicuramente comprenderanno anche in redazione, non possiamo non divulgarla con altri mezzi dal momento che il giornalista Galdo ci ha tirati maledettamente in ballo. Avremmo avuto o no, il sacrosanto “diritto di replica”? Ed allora eccovela servita su piatto d’argento. Buona lettura a tutti!!
Egregio Direttore,
è più facile dividere un atomo che sconfiggere un vecchio pregiudizio soprattutto quando si parla di questioni attinenti la sanità. Ho avuto modo di leggere il commento di Antonio Galdo, evidentemente esperto anche in materia sanitaria, legato in parte alla recente protesta degli specialisti ambulatoriali che il noto giornalista-scrittore, ahilui, confonde con i soli laboratori di analisi, tacciandoli finanche di aver fatto strame, in passato, di denaro pubblico.
Ora, non so a quale esperienza attinga il dottor Galdo per profferire cose tanto strambe e voglio sperare che non scriva per conto terzi, ovvero per tutti coloro i quali addossano al comparto della sanità privata, ed in special modo ai laboratori di analisi (che in Italia, lo ricordiamo, rappresentano l’1% della spesa sanitaria e l’1,3% in Campania), le colpe del deficit sanitario e dello spreco del pubblico danaro.
Galdo, inoltre, afferma un vecchio pregiudizio statalista caro a coloro che confondono la pubblicità del servizio sanitario con il monopolio statale della gestione del servizio stesso, ovvero che il consumo delle prestazioni sanitarie non dipenda dall’effettivo fabbisogno delle medesime da parte dei cittadini, ma da una presunta induzione ai consumi, essendo alto il numero delle strutture pubbliche e private che le offrono.
Per far comprendere ai lettori quanto sia anacronistica e mi permetterà il dottor Galdo, risibile tale impostazione, è come se volessimo affermare che l’elevato consumo di benzina in Italia ed il conseguente inquinamento ambientale, dipenda essenzialmente dal numero delle pompe dei distributori di carburante e non dal numero di auto che sono in circolazione.
I laboratori di analisi sono semplici erogatori di prestazioni ordinate dai medici ed utilizzate dai cittadini. Nulla di più, nulla di meno.
In una Regione che applichi con serietà ed oculatezza la programmazione della spesa sanitaria, ovvero che si proponga di garantire i livelli essenziali di assistenza ai propri cittadini, il calcolo del fabbisogno sanitario dipende da un preventivo studio statistico epidemiologico, nonché da una serrata lotta alla inappropriatezza prescrittiva, ovvero all’abitudine dei prescrittori (medici di medicina generale, specialisti) di ordinare ai cittadini (consumatori) analisi di laboratorio, radiografie, visite specialistiche che ovviamente saranno eseguite dai centri accreditati (erogatori).
Se la Regione sottostima il fabbisogno stanziando la metà di ciò che occorre, pur avendo tagliato le tariffe di remunerazione del 35% ai laboratori, questi ultimi vengono ad essere danneggiati due volte, sia per la tariffa, sia per il surrettizio sviamento dell’utenza, una volta esauriti i budget, verso le strutture a gestione statale.
La Regione Campania vanta il primato, stavolta positivo, di essere stata quella che ha imposto ai laboratori di analisi fin dal lontano 1997, requisiti minimi ed ulteriori tecnologici, organizzativi, strutturali e strumentali, superiori alla media nazionale. Requisiti di cui le strutture private accreditate sono in possesso, con ciò garantendo qualità e sicurezza all’utenza tuttora assenti negli analoghi presidi a gestione statale, ove il costo delle prestazioni è pagato a pié di lista ed è da tre a dieci volte superiore rispetto a quello dell’analogo comparto privato.
Perché Galdo non si indigna di fronte a questo stato di cose? Forse perché lo Stato può permettersi il lusso di avere strutture fatiscenti e costi spropositati che si traducono in malasanità e debito pubblico?
Tanto basta, non tanto per sbugiardare l’esperto giornalista, quanto per rendere omaggio alla semplice verità dei fatti.
Distinti saluti
Sen. Vincenzo D’Anna, Presidente FederLab-SBV