Tetti di spesa per analisi e indagini diagnostiche nei centri privati accreditati: fondi esauriti e prestazioni a pagamento. A Napoli 1 la Radioterapia in convenzione è ferma già dall’inizio di agosto e sono assicurati solo i cicli di terapia precedentemente iniziati. Non va meglio a Napoli 2 nord dove la lancetta delle prestazioni anticancro segna rosso fisso e a partire dal 15 settembre è previsto lo stop. L’unica consolazione per i pazienti è poter contare su un’offerta pubblica che, rispetto allo scorso anno, si è arricchita di un acceleratore lineare in più attivato al Pascale (dove le liste di attesa sono ridotte a poche settimane per l’inizio del primo ciclo e pochi giorni per la prima visita), su altri due in funzione all’Ospedale del Mare (prenotabili praticamente senza attese) e sull’Ascalesi che ha ridotto a 15 giorni l’avvio dei cicli di intervento. Ma a soffrire è l’intera platea di pazienti che hanno bisogno di controlli specialistici: come annunciato dal Mattino nello scorso mese di luglio in città da venerdì scorso passati a pagamento gli esami e le visite per i controlli cardiologici mentre da giovedì toccherà alla Medicina nucleare. Elettrocardiogrammi, esami holter e prove da sforzo, doppler carotideo, visite specialistiche e particolari esami di laboratorio per i controlli della funzionalità endocrina, saranno erogabili dunque nei centri privati accreditati solo pagando la prestazione o prenotandoli nei distretti e negli ospedali. Qui le attese attualmente vanno dai 30 ai 60 giorni nei principali ambulatori pubblici. Dal 6 ottobre toccherà alla Radiologia tirare il freno mentre la diabetologia andrà avanti fino al 21 ottobre. Dal 2 novembre l’arresto contagerà i laboratori (analisi del sangue e delle urine) mentre resisteranno fino al 14 novembre le richieste di visite in altre branche specialistiche. Fallisce insomma miseramente il sistema ereditato dall’ex commissario Joseph Polimeni della ripartizione mensile o per trimestri del budget teso a creare delle riserve da impiegare a fine anno. Un sistema difficile da attuare e che si è rivelato alla fine irrealizzabile. Ne c’è stato il tempo di correre ai ripari ed evitare l’imbuto di fine anno. La coperta delle risorse resta corta: mancano all’appello circa 50 milioni di euro che dal 2018 bisognerà mettere nel piatto al netto di nuovi e più efficaci sistemi di verifica a monte e a valle delle prescrizioni di esami e controlli. In alcune riunioni che si sono già svolte tra la Regione e le associazioni di categoria è stato avviato il completo riordino del settore che dovrà partire dal calcolo reale dei fabbisogni. «Un copione già visto, purtroppo, che si ripete ogni anno a discapito dei cittadini campani che si vedranno costretti a pagare di tasca propria, fino a fine anno, analisi cliniche ed altri accertamenti – avverte il senatore Vincenzo D’Anna, presidente nazionale di Federlab Italia – l’unica soluzione è adeguare lo stanziamento fino a soddisfare le richieste considerando che i tagli alle tariffe dei laboratori del 35 per cento risalgono al 2001. Da allora non è stato fatto più niente. Nel frattempo, però, si consentono gli sprechi nel pubblico salvo poi gettare la croce addosso ai privati e cercare di recuperare risorse unicamente da loro».
Ettore Mautone Il Mattino del 11.09.2017