Norma salva-Campania: emendamento allo sblocca Italia per evitare lo stop alle prestazioni
L’ennesima emergenza sanitaria in Campania, quella dei tetti di spesa in esaurimento, sbarca in Parlamento. Nel decreto sblocca-Italia, che dovrà essere convertito in legge, ci sarà infatti una norma ad hoc per far fronte al problema dello stop alle prestazioni. Poiché il budget assegnato ai centri privati è stato praticamente già prosciugato con tre mesi di anticipo, d’ora in avanti per esami, analisi, radiografie, tac e quant’altro i cittadini dovranno pagare di tasca propria. Ce n’è abbastanza per correre ai ripari. Da qui l’iniziativa dei parlamentari del centrodestra, che hanno raccolto l’appello lanciato dal governatore Stefano Caldoro («con una norma del governo o del Parlamento risolverei la questione della programmazione delle prestazioni sanitarie in 24 ore»).
Perché si è arrivati a questo? I tetti di spesa vengono stabiliti a livello regionale, ma sui budget incombe la legge sulla spending review, che costringe i governatori a muoversi entro rigidi paletti. Specie quelli che, come Caldoro, sono sottoposti al piano di rientro dal deficit. Il paradosso, quindi, è che la Regione ha i soldi in cassa ma non può spenderli. La mobilitazione potrebbe allora scattare indifferentemente sia alla Camera che al Senato. Lo lascia intendere Paolo Russo (Forza Italia), che assicura: «Non ci sottrarremo alla battaglia parlamentare pur avendo però finora registrato da parte del presidente Renzi un certo superficiale atteggiamento nei confronti delle questioni che riguardano il Mezzogiorno». «Qui – aggiunge Russo – non si tratta di infrastrutture ma della vita stessa di ogni cittadino che deve essere posto nella stessa condizione di un suo omologo lombardo o veneto». A Palazzo Madama, invece, il più determinato è Vincenzo D’Anna (Gal), che è anche presidente nazionale di Federiab: «Con il nostro emendamento – spiega il senatore – vogliamo ottenere che le Regioni in deficit che hanno ottemperato a quanto disposto dal piano di rientro e che evidenziano avanzi di amministrazione possano utilizzare tali avanzi per corroborare i tetti di spesa e garantire i livelli essenziali di assistenza, ovvero l’erogazione delle prestazioni ospedaliere specialistiche e riabilitative, fino al 31 dicembre». In questo modo, è il ragionamento dei parlamentari, sarà possibile almeno soddisfare le esigenze delle fasce deboli e dei malati cronici, che non possono fare a meno degli esami né sono in grado di affrontare faticosi viaggi in altre regioni. Per questo il centrodestra chiede anche il sostegno delle altre forze politiche: «Su temi del genere non ci si può dividere».
A conti fatti, per coprire il fabbisogno dei prossimi tre mesi servono altri 50 milioni, che andrebbero a rimpinguare il budget annuale della specialistica, pari a 356 milioni (di cui 109 destinati ai laboratori). Un tesoretto in cui, almeno secondo la Regione, si annidano ancora sprechi. Per questo Caldoro ha annunciato che «saranno rafforzati i sistemi di controllo e di ispezione sui prestatori di servizi sanitari». In parallelo c’è da affrontare la sfida cruciale della riorganizzazione. In Campania esistono, ad esempio, una miriade di laboratori, molti dei quali effettuano prestazioni irrisorie. «Ciò non significa però – dicono da Federlab – che ci siano più sprechi perché il budget è sempre lo stesso e viene spalmato tra tutti i centri». Se però ci fossero meno strutture ma più grandi ed efficienti, il risultato sarebbe duplice: da un lato il miglioramento dei servizi e quindi della qualità dell’assistenza, dall’altro la riduzione dei rischi e una maggiore sicurezza. E’ questa la scommessa della Regione, che punta sugli accorpamenti tra i piccoli centri per riequilibrare il rapporto tra pubblico e privati.