Tra i beni fondamentali della persona primeggia il diritto alla salute. In Campania anche questo assunto viene costantemente messo in discussione..lo dice lo stato di “salute” del comparto.
Il tema è tornato alla ribalta prepotentemente nel corso della conferenza stampa organizzata dalle associazioni di categoria degli imprenditori privati di cui è stato anfitrione dotto e preciso il presidente della Federlab, il sen. Vincenzo D’Anna.
Come di consueto ogni autunno da ormai molti anni i laboratori privati bloccano le erogazioni dei servizi per mancanza di fondi. In sostanza il budget previsto dalla Regione è insufficiente per garantire le legittime esigenze degli ammalati.
Si potrebbe dire “beh ci si rivolga alle strutture pubbliche” la risposta è nei fatti: lunghe attese alcune delle quali possono diventare letali specie per gli ammalati cronici ed i disabili.
Non nego che esistono delle vere eccellenze nel sistema sanitario ospedaliero regionale, sono testimone di prestazioni eccellenti al Cotugno, al Cardarelli, al S.Giovanni Bosco, al Cto, al Monaldi, ma forse appartengo alla ristretta schiera dei fortunati perché sono migliaia i bisognosi di cure urgenti che debbono attendere mesi per poter conoscere e curare patologie anche gravi con il rischio di veder compromessa la propria vita.
Del resto anche i sindacati Cgil e Cisl, pur denunciando i possibili sprechi che le strutture private possono generare, non nascondono l’utilità dei centri privati.
Il sen. D’Anna lascia poco spazio alle chiacchiere ed elenca fatti.
“A fronte- afferma- di un fondo sanitario regionale annuo di oltre 10 miliardi di euro chiediamo la garanzia dell’assistenza per pazienti cronici per i quali l’attesa provocherebbe la migrazione verso altre regioni con ulteriori aggravi per la nostra regione. I centri privati in Campania costano il 17 per cento del fondo sanitario assicurando il 60 per cento delle prestazioni. I laboratori erogano servizi prescritti dai medici e non da chi eroga”.
E’ di questi giorni che la sanità in Campania è risultata terza in qualità rispetto ad una graduatoria nazionale.
Del resto taglia qui e taglia lì è gioco forza che a farne le spese è la peculiarità dei servizi forniti ai cittadini.
E’ facile appuntarsi sul petto le medaglie del risanamento nel martoriato settore sanitario ma a quale prezzo? Possibile che gira e rigira a farne le spese debbano essere sempre i più deboli? Chi ha possibilità economiche paga e non si crea problemi ma chi a stento riesce a mangiare non ha neanche il diritto a curarsi?
Rubo una frase di un noto personaggio per concludere: siamo in presenza di cretinismo burocratico o incapacità politica di chi governa.