Appropriatezza, punto e a capo. I nuovi Lea – che sarebbero finalmente pronti per la bollinatura, a ore, del Mef per poi passare ai pareri delle commissioni parlamentari, alle Regioni e al Consiglio dei ministri – riportano indietro il calendario a un anno fa e ripristinano, in buona sostanza, la piena libertà prescrittiva dei medici. Il Dpcm presentato oggi in sintesi al ministero della Salute dalla titolare Beatrice Lorenzine dal Dg Renato Botti insieme alla presidente Fnomceo Roberta Chersevani, con gli articoli 16 e 21 scrive la parola “fine” su una pagina quantomeno tempestosa delle relazioni tra camici bianchi e istituzioni. Sancita la netta separazione tra i concetti di erogabilità e di appropriatezza prescrittiva, «il nuovo testo – ha spiegato la presidente Fnom – richiama sia l’autonomia che la responsabilità nel medico nel perseguire l’appropriatezza. Parole ben presenti nel nostro Codice deontologico, ma che tutta la vicenda del Dm appropriatezza ci ha consentito, se non altro, di valorizzare».
Ora si tratta di comunicare, e bene, nei singoli studi: un Manifesto ricorderà a tutti gli assistiti che il medico potrà continuare a prescrivere tutto quanto riterrà necessario alla tutela della salute, secondo le evidenze scientifiche e le regole previste dall’organizzazione del Servizio sanitario nazionale. «La richiesta ai prescrittori di inserire il sospetto diagnostico nella richiesta di un esame – continua Chersevani – attiene sempre in un’ottica di comunicazione al miglioramento del dialogo tra professionisti, utilissimo per favorire sostenibilità e tutela del cittadino». E le “note” che tanto hanno fatto arrabbiare i medici? Resteranno limitate, garantiscono dal ministero, a pochissime situazioni, come i test genomica. Per il resto sono state individuate, come si legge nella Relazioni illustrativa dei nuovi Lea, «indicazioni di appropriatezza prescrittiva, per le quali non sussiste l’obbligo da parte del medico di apporre la nota all’atto della prescrizione».
Chiuso definitivamente anche il capitolo sanzioni, che del resto era stato posto in stand-by già nell’autunno scorso. «Il comportamento prescrittivo potrà essere verificato nel tempo – precisa Chersevani» – e «le modalità di valutazioni saranno definite con Accordo Stato-Regioni», aggiunge Botti. Mentre saranno contratti e convenzioni a fissare le eventuali ricadute pratiche disciplinari sui medici.
Fin qui, l’appropriatezza. Ma il Dpcm a che punto è? «A ore attendiamo la firma del Mef che ci ha già comunicato un via libera informale – afferma la ministra della Salute». Che presenta il Dpcm come «il nucleo più vivo del Patto per la salute. Vivo – aggiunge Lorenzin – anche perché questo testo inaugura una svolta nel metodo: i Livelli essenziali di assistenza, che abrogano gli attuali fermi al 2001, d’ora in poi saranno continuamente aggiornati, grazie al lavoro della Commissione nazionale Lea che ci consentirà di aggiornare continuamente le prestazioni e i servizi che sono garantiti ai cittadini nell’ambito del Servizio sanitario nazionale».
Le novità più importanti. Aggiornamento del nomenclatore dell’assistenza protesica (fermo al 1999) e di quello della specialistica ambulatoriale (fermo al lontano 1996). Nel primo caso, dal ministero citano gli esempi di nuovi ausili informatici e di comunicazione, di apparecchi acustici a tecnologia digitale, presidi per disabilità motorie come barelle per la doccia, carrozzine con sistema di verticalizzazione e arti artificiali a tecnologia avanzata. Il nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale prevede, tra le novità, tutte le prestazioni di procreazione medicalmente assistita – che escono dall’ospedale – la revisione delle prestazioni di genetica, l’introduzione della consulenza genetica e prestazioni di altissimo contenuto tecnologico come l’adroterapia o di tecnologia recente (come enteroscopia con microcamera ingeribile).
Rinnovato l’elenco delle malattie rare: entrano oltre 110 nuove patologie, tra cui la sarcoidosi, la sclerosi sistemica progressiva e la miastenia grave. Le prestazioni relative alle malattie rare sono totalmente esenti. Esce invece dal gruppo delle malattie rare per entrare in quello delle patologie croniche (in buona compagnia con sindrome di Down e connettiviti), la celiachia: sarà sufficiente la certificazione di uno specialista per ottenere il nuovo attestato di esenzione, riguardante titte le prestazioni utili al monitoraggio della patologia e alla prevenzione delle complicanze e degli aventuali aggravamenti.
Sei le nuove patologie croniche esenti: sindrome da talidomide, osteomielite cronica, patologie renali croniche, rene policistico autosomico dominante, endometriosi negli stadi clinici “moderato” e “grave”, Bpco da “moderata” a “molto grave”. Debutta l’introduzione dello screening neonatale per la sorditcongenita e la cataratta congenita e viene esteso a tutti i nuovi nati lo screening neonatale esteso per le malattie metaboliche ereditarie.
«Quanto all’autismo – tiene a sottolineare Lorenzin – il nuovo Dpcm recepisce in toto la legge 134/2015».
Il Piano vaccini nei Lea. «Il Piano vaccinale – avvisa ancora la ministra – è finalmente incluso nei Lea. Una svolta: fino a oggi i Piani nazionali vaccini erano finanziati come Obiettivi di Piano. E l’offerta – continua – è particolarmente ricca: saranno erogati in ambito Lea l’anti-Hpv esteso pure ai maschi, l’anti pneumococco, l’anti meningococco». I fondi sranno sufficienti? Al ministero sono convinti di sì. «Non siamo partiti da un budget per decidere in base a quell’importo cosa inserire – tiene a chiarire la ministra. Abbiamo fatto un lavoro ampio e approfondito di valutazione e “svecchiamento” di molte prestazioni o delle modalità con cui prima erano erogate e così abbiamo pianificato il disinvestimento su prestazioni inappropriate o obsolete. Se invece di 800 milioni avessimo stimato un impatto di 1,3 miliardi, li avremmo chiesti». A tirare le somme è Botti: «Nel complesso la griglia dei costi assegna 600 milioni al distretto – di cui 380 milioni alla specialistica e 153 milioni alle protesi – e 220 milioni alla prevenzione, cioè ai vaccini. In più vanno considerati 20 milioni derivanti dai trasferimento da ospedale a territorio».
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