Signor Presidente
Signor Ministro
I laboratori di analisi accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale, associati a Federlab Italia, stanno offrendo il proprio contributo per affrontare l’emergenza Covid-19 fin dall’inizio della crisi epidemica.
Lo hanno fatto, e continueranno a farlo, consci del ruolo di concessionari di pubblico servizio che la legge gli conferisce e nella storica consapevolezza che le Regioni sono chiamate a garantire i livelli essenziali di assistenza ricorrendo tanto agli enti del S.S.N. quanto ai soggetti accreditati. Le varie misure assunte, nel tempo, dal Governo e dalle singole Regioni risentono ovviamente dell’andamento della pandemia.
Il cd. decreto “Cura Italia”, ad esempio, per la straordinaria necessità e l’urgenza di contenere gli effetti negativi che l’emergenza sanitaria sta producendo sul tessuto socioeconomico nazionale, ha previsto misure di potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale, della Protezione Civile e della sicurezza, nonché di sostegno al mondo del lavoro pubblico e privato e a favore delle famiglie e delle imprese. Dopo alcune settimane di lockdown è, a questo punto, indispensabile creare gli strumenti più adeguati per avviare la cd. “Fase 2” ed il primo aspetto da presidiare non può che essere quello della sicurezza dei luoghi di lavoro. In quest’ottica, la misura più efficiente è ovviamente quella di individuare mezzi per sottoporre il maggior numero possibile di lavoratori a test di controllo prima che essi possano essere riammessi nei propri luoghi di lavoro. L’interesse primario è, naturalmente, quello di tutelare la sicurezza dei lavoratori ed evitare, più in generale, la diffusione del contagio, ma ciò andrebbe a intercettare anche l’interesse stesso dei datori di lavoro. Ora, se è vero che la rapida evoluzione epidemiologica della pandemia e la disponibilità limitata di test a livello internazionale, hanno imposto una strategia che individuasse priorità per l’esecuzione dei test diagnostici, è altrettanto vero che Commissione Europea, OMS e lo stesso Ministero della Salute stanno spingendo per alleviare, per quanto possibile, la pressione sui laboratori designati da Regioni e Province autonome.
Allo stato vi è una situazione molto eterogena, da Regione a Regione, sia in ordine al coinvolgimento del privato accreditato per i servizi di laboratorio, sia in relazione alla possibilità di svolgere i test privatamente. Bisogna, poi, distinguere tra test molecolari e test sierologici. Esistono centinaia di laboratori accreditati sul territorio nazionale che hanno tutti i requisiti per eseguire tanto gli uni quanto gli altri. È per questi motivi che i laboratori associati a Federlab invitano tutti a riflettere sulla necessità, anzitutto, di dettare regole certe che riportino a unità la frastagliata realtà che è possibile registrare nelle varie Regioni italiane.
L’invito è, altresì, rivolto a valutare l’opportunità di disciplinare in maniera più puntuale le modalità attraverso cui i laboratori privati accreditati, in possesso dei necessari requisiti, possano svolgere sia i test molecolari che quelli sierologici, a favore delle imprese che hanno la necessità di riavviare le proprie attività, in modo da garantire, a queste ultime, i maggiori margini possibili di sicurezza e, più in generale, contribuire a scongiurare il rischio di nuovi incontrollati focolai di contagio nei luoghi di lavoro. Da quest’ultimo punto di vista, inoltre, gli screening all’interno delle aziende offrono la possibilità di avere a disposizione una straordinaria quantità di dati, che potrebbero essere veicolati tramite un sistema centralizzato di trasmissione al Ministero della Salute, ed essere opportunamente valutati dal punto di vista epidemiologico. Tutto ciò avverrebbe, è bene sottolinearlo, senza alcun onere per il Servizio Sanitario Nazionale.
FEDERLAB ITALIA, il Presidente Dott. Gennaro Lamberti