Pubblichiamo il resoconto stenografico di seduta, nonché il video, dell’intervento in Aula del Sen. Vincenzo D’Anna riguardante l’approvazione del DEF (Documento Economico Finanziario) 2015.
Di particolare importanza per la Categoria il “passaggio” qui di seguito pubblicato:
“Veniamo ora alla sanità. Nel comparto sanità c’è ancora una volta un taglio lineare di ben 2,35 miliardi: il Fondo sanitario nazionale passa da 112 a 109 miliardi, ma neanche questo può essere un argomento per gridare allo scandalo, pur trovandoci in un Paese che riserva alla sanità meno del 7 per cento del rapporto tra ricchezza e prodotto interno lordo, dato che è ancora più significativo soprattutto se si tiene conto delle percentuali molto più alte degli altri Paesi europei.
Volevo però rispondere a quanto è stato detto dalla senatrice Dirindin: qui non si tratta di mettere altri soldi nel paniere, perché prendere l’acqua col paniere significa portare un paniere vuoto alla propria bocca. La questione non è mettere altri soldi; il problema piuttosto è creare un sistema di terzietà dello Stato, affermando una volta per tutte che la pubblicità, la gratuità e l’universalità del servizio sanitario non devono necessariamente coincidere con la statalità e con il monopolio – che spesso è politico o clientelare – del sistema sanitario nazionale.
Vi è comunque anche qualche buona intenzione nel DEF, caro vice ministro Morando, quando si parla di revisione e di aggiornamento del sistema delle tariffe per i pagamenti, ma non basta: bisogna pagare a tariffa da una parte e dall’altra del sistema. Da una parte, infatti, lesinate sulle tariffe all’accreditato a gestione privata, dall’altra continuate a pagare a pié di lista le stesse prestazioni, che costano da cinque fino a dieci volte di più.
Da una parte, continuate a non imporre bilanci analitici per calcolare il costo della singola prestazione; dall’altra continuate a garantire sotto il nome della statalità, confusa con la pubblicità, le greppie alla politica politicante. Per questo la sanità non va.
Quindi in un documento come quello in esame, che contiene un insieme di affermazioni di intenti, non basta parlare di revisione delle tariffe: stiamo aspettando da 19 anni per la verità. Apprezzo il sussulto e la resipiscenza del Governo in ordine a questo problema, ma non può bastare e non lo dico per rivendicazione di categoria, ma perché chi finge di pagare otterrà prestazioni da coloro che fingono di lavorare. Se dopo 19 anni non siamo in grado di stabilire i criteri per determinare correttamente il pagamento delle prestazioni sanitarie perché continuiamo a dilapidare soldi nella gestione statale per poterli poi recuperare sulla parte che – chiavi in mano – offre una prestazione a prezzo determinato, continueremo ad avere una situazione in cui il privato si sceglie la prestazione più remunerativa ed il pubblico è autorizzare a dilapidare il denaro.”
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